il costo della vita

Sempre per rimanere in tema di “Lavoro”, un libro molto interessante uscito in questi ultimi mesi è IL COSTO DELLA VITA – Storia di una tragedia operaia di Angelo Ferracuti. Un documento narrativo a cavallo  fra il drammatico reportage e l’impietosa analisi di una tragedia del lavoro: una delle tante, potremmo aggiungere, purtroppo, che ogni anno accadono in Italia. I fatti si riferiscono al 13 marzo del 1987 quando nel porto di Ravenna, nei cantieri navali Mecnavi, morirono 13 uomini (tutti giovanissimi, tra i 19 e i 29 anni, solamente tre ne avevano di più: e per la precisione, 36, 40 e 60: l’unico in regola, che stava per andare in pensione e che si trovò li per caso, per una sostituzione dell’ultimo momento). Questi operai stavano pulendo le stive della Elisabetta Montanari, nave adibita al trasporto di gpl, mentre altri colleghi saldando delle lamiere provocarono con una scintilla un incendio, e tredici uominii, appunto, morirono asfissiati dalle esalazioni di acido cianidrico… morti come topi, nel culo della balena.
Angelo Ferracuti ripercorre tutta la vicenda, scandagliando i luoghi, i personaggi, i protagonisti, i sopravvissuti. Entra nelle loro vite e in quelle dei loro parenti, dentro a quello che hanno lasciato: affetti, amori, ricordi, dove tutto non sarà più come prima. Tredici famiglie distrutte da una lunghissima scia di dolore, rabbia, emarginazione, parole, tante parole. Il Procuratore capo della Repubblica, Aldo Ricciuti, che svolse le indagini, disse: “Non credevo che esistessero ancora simili condizioni di lavoro, a Ravenna, alle soglie del 2000”. Certo… tutti lo avrebbero detto dopo aver visto i cunicoli dove erano costretti a svolgere la loro quotidianità questi 13 sfortunati, eppure, tutti sapevano, tutti chiudevano gli occhi, tutti facevano finta di niente, autorità comprese; come sempre !  Come sempre dopo ci si stupisce, sempre dopo si versano lacrime. Ai funerali il cardinale Ersilio Tonini fece una veemente omelia, sicuramente sentita e sincera, ma questa ormai non servì a nulla, non servì a ridare  la dignità a chi, rimasto vivo,  dovette sopportare il dolore, dovette ascoltare discorsi sempre infarciti di retorica politichese, dovette morire dentro: figli, mariti, uomini, uccisi come dei topi… appunto. morte sul lavoro-tragedia_mecnavi Da quel giorno le leggi sulla sicurezza nel lavoro cambieranno, ma come sempre si è continuato a perdere la vita, solamente per fare il proprio dovere, solamente per sentirsi addosso quella “nobiltà” che il “lavoro” dovrebbe crescere nell’uomo. Eppure ogni giorno muoiono persone che pur di lavorare accettano condizioni disumane, pagate pochissimo, spesso in nero, che riducono l’uomo simile a una bestia  sfruttata per il profitto dei potenti, uno schiavismo che non è mai cessato dalla notte dei tempi, soprattutto da quando, dopo gli anni ’80, la vita di ognuno di noi è stata ridotta a nullità dalle idee del Neo-Liberismo dove conta solo il profitto, l’economia, il libero mercato, la BCE e la FED, il Pil e lo Spread, i Subprime e i Derivati, il Credit Default Swap e l’Hedge Funds, i Futures e i Trading, i Bond e il Bailout, il Dealer e il Leverage, l’ Offshore e il Credit Crunch, le agenzie di Rating, l’ICI, l’IMU, l’IVA, la Cartolarizzazione, i dati dell’ISTAT, l’ MBS, il CDO, l’ABS, le sigle e gli acronimi, la confusione…  infatti si è visto come ci siamo ridotti ! morti sul lavoro elisabetta_montanari_02-245x275
Volete un semplice dato statistico? Lo sapete quanti sono stati i morti italiani nelle varie missioni chiamate di “pace” fra l’Iraq e L’Afganistan: 89. Molti di più quelli Statunitensi: 6210, e se consideriamo che le perdite fra tutta la coalizione superano le 9000 unità e che invece i deceduti per l’attentato dell’11 settembre furono 2983, mi chiedo a cosa sono servite queste operazioni. Ma si sa, una guerra è una guerra, perché di guerra si tratta (questo però è il tema di un altro post, di un’altra discussione). Dicevo: i morti italiani in questa guerra sono stati 89, sapete invece quanti sono stati i morti in Italia sul lavoro dal 2002 al 2012: 12817… Cooosaaa !!! direte voi. Si, avete capito bene, 12817, dodicimilaottocentodiciassette. E questi sono solamente i dati ufficiali perché se dobbiamo aggiungere anche quelli morti in “itinere” mentre andavano o tornavano dai vari posti di lavoro; quelli in nero mai dichiarati, quelli deceduti perché sfruttati della malavita e quelli morti per malattie contratte per le precarie e pessime condizioni in cui operavano, avremmo un numero che supera di molto qualsiasi guerra, compresa quella dell’Iraq e dell’Afganistan. Non è possibile… ripeto, NON E’ POSSIBILE !!!   morire quando si va a fare il proprio dovere, per crescere dei figli, per la propria famiglia, la propria dignità, la propria vita. NO !!! Non è possibile… morti sul lavoro-tragedia-mecnavi Anzi… voglio essere ancora più impietoso con il rischio di stancarvi ed  essere logorroico. I morti in Italia per incidenti sul lavoro sono stati  1481 nel 2002;  1394 nel 2003;  1375 nel 2004;  1296 nel 2005;  1187 nel 2006;  1170 nel 2007;  1120 nel 2008;  1050 nel 2009;  1088 nel 2010;  866 nel 2011 e 790 nel 2011E ripeto, questi sono soltanto quelli ufficiali. Qualcuno potrebbe puntualizzare che il numero è sempre decrescente, ma sempre di morte si tratta, e mi ripeto ancora: NON E’ POSSIBILE !!! Se poi aggiungo a questi numeri i morti che ci sono stati dal 1987, giorno della tragedia che da il titolo a questo post, fino ad oggi, viene fuori una cifra che nemmeno tutti i terremoti o gli tsunami o le catastrofi naturali del mondo hanno mietuto…  Scusate ma, mi viene da vomitare. Se poi a queste problematiche aggiungiamo la nostra indifferenza e superficialità siamo veramente a terra. Lo vedo anch’io in Azienda quando ci sono i corsi sulla sicurezza: i dipendenti sbuffano e si annoiano, mentre gli imprenditori vedono il tutto come una perdita di tempo e di denaro. Non ci siamo, probabilmente ci manca la cultura. Se a questo aggiungiamo le spese che lo Stato deve supportare per le invalidità derivate da incidenti sul lavoro e le malattie professionali, non è volgarità mettersi a bestemmiare. morti sul lavoro-basta Già, mai più… invece, come ogni volta, passata la spinta emotiva della vicenda si continua a morire sul lavoro, e il messaggio è solo un telo stracciato dal vento, il vento che passa e che fa dimenticare a chi non è direttamente coinvolto. Proprio per questo motivo bisogna fare un plauso ad Angelo Ferracuti perché con il suo libro riporta alla memoria quello che tutti non dovrebbero mai dimenticare. Un libro che sostanzialmente diventa romanzo della nostra vita, una vita dal valore immenso per il carico d’amore che trasporta e che ci umilia quando viene venduta come se avesse un prezzo, come una merce. Nello sfogliare queste pagine vi verranno i brividi, vi incazzerete, piangerete… forse cambierà il vostro approccio al lavoro e forse, anche il vostro rapportarsi alla vita di tutti i giorni, anche nei movimenti più semplici, perché nessuno può rubare la vita di un altro, solamente per quello che chiamano “profitto”. Non è casuale che le multinazionali vanno a produrre nelle aree più povere del mondo; non è casuale che agli Stati “ricchi” conviene sempre che ci siano degli Stati “poveri”, e via di questo passo…
Mi sono dilungato troppo… non lo so, forse sono stato troppo breve !

Lo  scrittore termina il libro citando la canzone di Bob Dylan “Hurricane“, e così facciamo anche noi, anche se le tematiche non sono le stesse, ma le parole, hanno sempre una forza dirompente: “How can the life of such a man / be in the palm of some fool’s band? /… / … / Now all the criminals in their coats and their ties / are free to drink Martinis and watch the sun rise…”

“…Come è possibile che la vita di un uomo così umile
stia sul palmo della mano di gente così ignobile?

Adesso i criminali in giacca e cravatta
sono liberi di bere Martini e di guardare il sorgere del sole…”

Volevo concludere con un brindisi in onore di tutti i deceduti sul lavoro, ma dopo le parole di Bob Dylan non riesco a fare neanche quello. Mi si è chiusa la gola…

il Barman  del Club

morti sul lavoro 4 - Picchettini fantasmi, disegno di Mauro CicaréFoto di Mario Dondero e disegno di Mauro Cicarè

16 Comments on “IL COSTO DELLA VITA di Angelo Ferracuti

  1. L’ha ribloggato su Sourtoe Cocktail Clube ha commentato:

    Visto che per impegni in questo ultimo periodo ho postato poco, ribloggo un articolo che scrissi nel 2013 in occasione di un bel libro il quale analizzava una delle tante tragedie sul lavoro che sono avvenute in Italia. Perché vi chiederete voi? Semplicemente perché innanzitutto ricordare è proprio un ridare slancio alla memoria per evitare che tutto cada nel dimenticatoio, ma soprattutto perché proprio in questi giorni dove è di scena il teatrino elettorale con le solite buffonate, è passata sotto silenzio l’ennesima sentenza della “vergogna”, quella relativa alla tragedia della ThyssenKrupp, dove nel 2007 morirono bruciato 7 operai che lavoravano nell’acciaieria di questa multinazionale. Ebbene, l’ennesimo sconto di pena per gli imputati sancito dalla Corte d’Assise d’Appello di Torino, dopo un’ulteriore ripetizione del processo, ridotte ai nove anni iniziali ai quattro attuali, ha fatto gridare dai parenti delle vittime tutta la loro rabbia. Sono tra l’altro significative le parole della sorella di uno dei poveretti che hanno perso la vita, la quale giustamente ha sottolineato come per Maurizio Corona, per quattro foto fatte a quattro puttane quattro puttanieri, gli hanno affibbiato più di dieci anni, mentre i responsabili di questi omicidi sono a piede libero. Come al solito non ci sono parole…

    "Mi piace"

  2. infatti non si possono commentare tali tragedie. Rimane la tua rabbia e il bellissimo articolo a onorare chi ha perduto la vita. Ciao

    "Mi piace"

    • bellissimo commento… penso che hai azzeccato il cuore del problema. Si crede sempre che la cose accadano agli altri, ma non è così. Ci sarà un giorno che la ruota girerà verso il frangente di ognuno di noi, e forse, solo allora capiremo il significato di tante lacrime.

      "Mi piace"

  3. ma, che dire allora? dici che io mondo sarà sempre un luogo per egocentrici? Forse, se neanche la morte può servire per risvegliare le coscienze, saremo sempre vittime di noi stessi, e come tali, meritiamo il nostro destino!
    Un bacio a te Dora… grazie delle tue precisazioni

    "Mi piace"

  4. ciao ragazzo,
    non te la prendere ma io non sono uno che si presenta con delle barzellette sotto un post che scava nelle fogne della umanità, il concetto che valorizza universalmente i principi cardini della vita devono ancora partorirlo. I surrogati populistici ci rendendolo figli di una democrazia e di una libertà onirica ma questi dettami ci appartengono poco, per non dire niente. Invero noi siamo succubi, ancora, di ideologie rivelatesi fallimentari, siamo vittime di un disegno cosciuto ma disconosciuto dai cazzoni che ci governano, da anni illegittimamente.
    Tu sei intervenuto sotto il mio post che parlava della omosessualità chimica, ti pare una cosa stupida??? di che dobbiamo meravigliarci ancora???

    "Mi piace"

    • non si meraviglia nessuno, è questo il problema… è come se un quadrato, anzi un poliedro, avesse così tanti lati da sembrare un cerchio. Nessuno si ferma; tutti slittano verso quello successivo senza capire il reale problema appena passato, e via di corsa… inesorabilmente !

      "Mi piace"

  5. Pingback: IL COSTO DELLA VITA – Sourtoe Cocktail Club

  6. Pingback: LA STRAGE CONTINUA – è inammissibile morire sul lavoro – Intonations Cocktail Club 432

  7. Siamo sempre allo stesso punto, dopo molti anni nulla è cambiato, anzi tutto è peggiorato, anche perché adesso, la giustizia non esiste più in Italia. Ultimamente, sentire o leggere di certe sentenze su personaggi equivoci, resi nuovamente cittadini integerrimi con un colpo di spugna, c’è da farsi venire i capelli dritti in testa. Buona giornata Antonio!

    Piace a 1 persona

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.