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Un altro grande album pubblicato nel 2013 è questo Fourth Corner della bravissima Trixie Whitley, il quale rispolvera in soul-blues d’altri tempi e di rara bellezza, in cui, 15 tracce, diventano via via lo struggente percorso di un’intima sofferenza sublimata con il canto. L’alternarsi delle canzoni è un percorso che attraversa parole e melodie trasudate in prima persona e costruite con il coraggio che unisce la voglia di vivere di una venticinquenne, con l’esperienza assorbita nelle dinamiche familiari. Lei è infatti figlia del chitarrista Chris Whitley, scomparso qualche anno fa e probabilmente il suo viaggiare (lei è belga di nascita e statunitense di adozione) l’ha forgiata, fortificando la sua personalità, al punto di annoverare già alla sua giovane età collaborazioni con importanti musicisti e produttori d’eccezione: Daniel Lanois su tutti, che la scelse per il suo progetto “Black Dub” di qualche anno fa.

 Come ho già detto è un album di “soul bianco”, il quale ricorda le divagazioni jazzistiche dell’ultima Joni Mitchell insieme alle vette ruggenti di una Janis Joplin meno arrabbiata, ma sicuramente più intensa e poeticamente turbata. Certo, i paragoni lasciano sempre il tempo che trovano, perché sarebbe improprio appiccicarle addosso delle etichette che svierebbero solo il discorso da quello che invece riesce a trasmettere, considerando il fatto che è un album di debutto, aggiungendo anche la sua facilità di muoversi sul palco e di essere polistrumentista, così da completare il suo curriculum. Infatti, sia da sola o con la band, riesce a trasmettere le stesse emozioni diversificando un’esecuzione, quasi a voler riplasmare ogni lirica, decantando e accentuando i suoi sentimenti in base alla situazione del momento, senza forzature, ma con la necessità che il suo stato d’animo sta assorbendo in quel preciso attimo di vita. Così come sul disco, dove le varie tracce si susseguono senza una caduta di stile, anzi, acquistano via via potenza e sicurezza dal primo all’ultimo minuto, coinvolgendo l’ascoltatore sia per la dolcezza delle melodie che per l’intensità della passione trasmessa.

Tutti testi ruotano intorno alle sensazioni e alle esperienze dirette della giovane interprete in cui l’amicizia, l’amore e la sensualità si alternano alla solitudine, al ripensamento e al riscatto, soprattutto artistico, per riappropriarsi della dignità dove potersi esprimere, perché ognuno di noi possa avere la libertà individuale potenziata dalla creatività. In fondo, è da secoli che i sentimenti, e in particolare modo quelli più intimi che ci appartengono, fanno parte dell’espressione più vera di ogni artista: dalla pittura alla poesia, alla teatralità, e la musica le ha integrate nella maniera migliore; inoltre, come in questo caso, quando il tutto viene scritto  senza nessuna banalità, riuscendo a trasfigurare passaggi in stile noir con il fascino di una scrittura hard-boiled, e nello stesso tempo continuare a parlare d’amore, allora, la figura di Trixie Whitley emerge con tutto il suo carisma e la sua vitalità.

Per concludere, quando una debuttante come lei, pubblica un album di così notevole fattura, farà sicuramente parlare di sé, nella speranza che non si perda nell’affollato mondo del music business in cui si parla solo di Anna Calvi, di Adele, di Joss Stone, di Florence Welch o altre di questo calibro. Per carità, tutte grandissime artiste abbondantemente affermate, ma lo stesso discorso vale anche per questo faccino carino tutto acqua e sapone, che ha dimostrato una caratura e una professionalità veramente interessanti.
Per concludere dicevo… ebbene, se il “quarto angolo” è metaforicamente inteso come un confine da oltrepassare per essere a casa propria e poter giudicare chi ha costruito il mondo, io preferisco pensare al gioco che si faceva da bambini, quando si doveva conquistare un’angolo libero a discapito di chi non riusciva a trattenerlo, perché non c’è niente da fare, bisogna sempre lottare per riuscire a mantenere la nostra libertà.

il Barman  del Club

trixie whitley

Trixie Whitley

18 Comments on “FOURTH CORNER di Trixie Whitley

  1. Trixie Whitley non solo è bravissima ma anche – si potrà dire? – carismatica.
    E poi citi due grandi come Joni Mitchell e Janis Joplin e allora mi si conferma l’idea che tutto proprio tutto per le donne è doppiamente difficile.

    sherabuonissimissimoWEnd 😉

    ps. si vabbè macominci a mettermi davvero a disagio con queste stupende recensioni.
    Barman! il mio margarita suvvia!

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    • infatti lo detto anch’io… carismatica sì !
      Se per doppiamente difficile intendi il paragone a due altre grandissimi interpreti… nessuna difficoltà, perché Trixie, nonostante il nome da pin-up, riesce ad essere trascinate con la sua personalità dalle molteplici sfaccettature.
      Per il resto nessun disagio… il Margarita è sempre pronto !!!

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    • docente si, come no… Come vuoi che butta, anzi, di cose da buttare ce ne sarebbero molte, ma alla fine dobbiamo tenerci tutto. Per fortuna che ogni tanto possiamo scegliere, e almeno in quel momento si può raggiungere un pizzico di felicità…
      P.S. Grazie per il ragazzo !

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  2. Pomeriggio in casa oggi, non sto molto bene, ma ne ho approfittato per ascoltarmelo tutto con calma, una volta e poi anche una seconda. Bellissimo. “Pieces” la mia preferita.
    Grazie 🙂

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    • sostanzialmente sono tutte belle, è questo che lo caratterizza, e lo si può ascoltare in presa diretta come in sottofondo, perché la bella musica è una delle meraviglie del mondo.
      Auguri di buona guarigione !

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      • Temo che la guarigione sia legata ad una decisione importante che devo prendere… ho la tendenza a somatizzare le ansie sotto forma di mal di stomaco, e questa volta mi sento un macigno lì sopra.

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  3. niente macigni… il presente è un cielo aperto dove potersi esprimere per liberare la propria gioia di vivere, e le decisioni importanti non devono opprimere, ma esprimere la propria capacità di essere un’anima importante. In fondo, c’è sempre un “quarto angolo” pronto a liberarsi come una tela dove correre a perdifiato !

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  4. Pingback: b/w | Parole nel Secchio

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