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Il rock non è solo irruenza, ma anche dolcezza, quiete, poesia. Ecco perché fermarsi ogni tanto dentro tutta questa bellezza, ci potrebbe saziare dopo una lunga giornata complicata, come ce ne sono tante. In fondo, le tregue sono necessarie dopo ogni guerra che ci sentiamo addosso, e la ricostruzione che verrà, farà si che l’anima si ricongiunga con il corpo per il suo necessario risarcimento. La musica possiede queste qualità e gli album che vi propongo rappresentano la degna soluzione per una pausa salutare insieme a voi, dentro ognuno di noi.
Iniziamo…

rock e melodia-album 2021

Mogwai – “As the Love Continues”
Bend the Future – “Without Notice”
Crown – “The End of All Things”
David Crosby – “For Free”
Lorem Ipsum – “Vivre Encore”
Arab Strap – “As Day Get Dark”
Allison Russell  – “Outside Child”
Xiu Xiu – “OH NO”
Really From – “Really From”
Lana Del Rey – “Chemtrails Over the Country Club”

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Mogwai
“As the Love Continues”

Ormai questa band scozzese non ha più bisogno di presentazioni, bisognerebbe solamente immergersi nel fluido dove coesistono infiniti stati d’animo, proprio per elevarsi e stupirsi di fronte a ogni immaginazione. Questo loro ultimo lavoro continua la tradizione di un post-rock immerso nella sua connotazione progressive, mantenendo intatte tutte le sonorità sempre intrise di sintetizzatori e ritmiche lente, poi, improvvisamente, come un’apparizione dall’impatto quasi ancestrale, compare la voce, come una congiunzione fra passato e futuro, giusto il tempo per un colloquio onirico. Poi, si ritorna nei territori dove le melodie costruiscono un paesaggio, che mai, come in questo caso, strutturano un viaggio dentro l’amore che ci appartiene, con una serie di tracce perfette. Non c’è nulla fuori posto, tutto è ramificato per far esploder di gioia un albero dai mille rami in cui solo la meraviglia emerge per appartenere al cielo, e con lui, tutte le nostre vibrazioni. Come in un lungo sogno! Voto 7,5 

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Bend the Future – Without Notice

Bend the Future
“Without Notice”

Non fatevi ingannare dalla copertina, la quale potrebbe condurvi dentro considerazioni punk. In realtà, tutto l’album è un condensato di jazz-prog stile King Crimson, dove la melodia è la matrice principale che ci accompagnerà fino alla fine. Questa band di Grenoble si è fatta conoscere proprio per la sua attitudine vecchio stile, in cui però emergono dei bellissimi pezzi, strutturati proprio per inserirsi in un contesto armonico fra la forma classica e le sperimentazioni di una fusion per nulla banale, dove sax e ritmiche giganteggiano senza mai strafare. A questo punto qualcuno potrebbe chiedersi il perché di quel dito alzato? Mah… se quel ragazzino, il quale potrebbe sembrare un novello Iggy Pop che ci manda a quel paese perché ci vuole provare con la ragazzina, è una somma di provocazioni verso una situazione sulla produzione musicale di oggi, noi, non lo potremmo sapere. Rimane soltanto la consapevolezza di un album ben strutturato e una manciata di canzoni tutte da godere. Non male! Voto 7,5

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Crown – Illumination

Crown
“The End of All Things”

Post-metal, decisamente dark, molto Tool, tanti echi degli Ulver, e poi, dosi massiccie di melodia all’interno di un tessuto cupo e sublime, oscuro e fascinoso da assimilare tutto d’un fiato, fino alla sua aura alchemica dove coesistono perfezione e distruzione, fallimento e ricostruzione. Tutta la poetica di questo gruppo francese ruota intorno alle ambientazioni notturne, in cui via via prende corpo una sceneggiatura tra la fantasy dell’abisso e la fiction seriale portata avanti fino all’annichilimento. Ma se le operazioni melodrammatiche servono per ammaliare l’ascoltatore, ecco che le dosi massicce di droni imbastite dalle chitarre insieme ai synth, riescono nel miracolo di farsi piacere proprio intorno alla teatralità che produce bellezza a ripetizione, suggestione continua dalla ritmica insistita e inesorabile, fino all’evaporazione di un metallo fuso che si perde nello stesso cielo da cui era solidificato. Epico! Voto 8

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David Crosby
“For Free”

Quando ci troviamo di fronte a dei giganti cosa possiamo fare se non fermarci per un senso di rispetto e di ammirazione, talmente alta è la loro satura artistica. David Crosby ha attraversato tutta la storia della musica, tra fama e precipizio, buio e luce, e forse, questa sua seconda, terza, quarta giovinezza, è probabilmente il risarcimento per un tempo perduto quando i labirinti avevano mura troppo alte per farsi scaldare dal sole. Però lui è ritornato ancora una volta, con la sua voce unica, con le sue melodie riconoscibili che hanno superato il tempo e lo spazio, la vita e la morte. Sarà anche un sopravvissuto, ma noi ringraziamo la sorte che ce lo ha risparmiato per ascoltarlo ancora, per recuperare tutto quello che ci poteva dare, e che ora ce lo regala con quella classe e quello stile  che soltanto lui riesce a esprimere. Splendido! Voto 9

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Lorem Ipsum – Vivre Encore

Lorem Ipsum
“Vivre Encore”

Spesso non consideriamo la produzione musicale transalpina per pigrizia menatale, troppo legati a un concetto anglosassone che si prende la supremazia. Eppure, questo gruppo stupisce proprio per una miscela particolarissima, fatta di echi classicheggianti e sovrastrutture arrabbiate generanti un hardcore deviato, anomalo, strascicato, segnato da una carta abrasiva sopra un sogno scorticato. È come sentire dei pezzi di Vivaldi sporcati da una voce urticante, o come se un quadro del Tintoretto ce lo facessero vedere con i tagli di Fontana. Il risultato è talmente straniante da lasciarci come in una forma di cortocircuito, in cui, dopo il capogiro iniziale, siamo trascinati dentro un’inesorabile ammirazione, come se l’inevitabile congiunzione fra quiete e violenza generasse altra vita sotto i nostri occhi. D’altronde, l’estrema bellezza e l’estrema bruttezza s’incontrano proprio per configurare nell’apparente antitesi, una forma di meraviglia senza eguali, in cui le urla diventano carezze, e le carezze sberle dove tutti porgeranno l’altra guancia, inevitabilmente! Voto 8,5

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Arab Strap – As Day Get Dark

Arab Strap
“As Day Get Dark”

Questo duo scozzese ritorna fra di noi con la consueta poesia e la classica cadenza mista di folk e new wave, attraversata da liriche ironiche tra santità e pornografia, giusto il tempo per annegare in questo presente fatto di perdizioni da internauti e sbronze perdute nei Pub di periferia. È come se Leonard Cohen s’incontrasse con il Matt Berninger più oscuro, annegato nelle storie che spesso si fermano sotto il condominio di casa come un confine che ci nega la libertà. Poi, attraverso una narrazione surreale spesso vissuta come una processione di morti viventi, e poi rielaborata attraverso un indie-rock misto a uno spoken-word che ci racconta di una quotidianità dal retrogusto terribile, si apre uno scenario dove una realtà fatta di noia, disincanto, crudeltà e deliquio, non lascia scampo a nessuno. Ma non sono murder ballads, bensì la consapevolezza che la tragedia è sempre fra di noi, in  un presente dove l’omicidio è occultato insieme agli spettri che vagano nelle nebbie dove si perdono gli innocenti, e dove invece si nutrono i mostri per sfuggire a chiunque li voglia uccidere con la ragione. Un film noir! Voto 8,5

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Allison Russell - Outside Child

Allison Russell
“Outside Child” 

Altro disco dalla bellezza inusuale fatto di soul e di blues intorno o a una linea melodica attraversata da influenze word e variazioni etniche, tutte vissute con una voce splendida e infinitamente poetica. Poi, se il passato di Allison subentra per ricordare ed esorcizzare un’infanzia fatta di abusi da cui ha dovuto fuggire, lo splendore delle canzoni si fonde con la volontà di mettersi alle spalle la vergogna. In fondo, come ci dice l’autrice, è come una diga che si rompe e la conseguente inondazione di parole e musica non può che cancellare tutto fino al mare. E proprio continuando fra queste onde, la narrazione non si perde nella disperazione, anzi, sopraggiunge una dolcezza straordinaria, la quale, evidenzia una classe che farà parlare di sé, negli anni a venire. Sicuramente questo sarà celebrato come uno dei dischi dell’anno, perché la forza di riuscire a superare qualsiasi trauma con la creatività e la volontà di una donna coraggiosa, trasformando il tutto con delle canzoni splendide aprendosi al futuro, dimostra ancora una volta che l’espressività artistica rimarrà al di sopra ogni orrore e di ogni vicissitudine. Splendido! Voto 10 (e la lode ce la metto io!)

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Xiu Xiu – OH NO

Xiu Xiu
“OH NO”

Da un dramma a un altro, da una catarsi a un’altra, perché questo nuovo album di Jamie Cyrus Stewart noto con il appellativo di “Xiu Xiu” (pronunciato con la cadenza orientale “shoo-shoo”, ispirato dal film cinese The Sent Down Girl di Joan Chen) e particolarmente legato alla sua ricerca sperimentale insieme alla compagna Angela Seo, pubblica un album fatto di duetti con ospiti eccezionali (ne cito solo alcuni: Sharon Van Ettel; Angus Andrew; Chelsea Wolfe; Twin Shadow; Susanne Sachsse; fino al leader del gruppo italiano dei Larsen, Fabrizio Modenese Palumbo). Tutto questo per concepire insieme al suo incedere da folk industriale fino a un noise-rock controverso e deviato,  la risposta effettiva a un mondo post-apocalittico, in cui, sono proprio le collaborazioni con artisti stimati a sottolineare l’importanza della cooperazione. Chiaramente, l’incedere sussurrato del leader, sempre sul filo dell’ossessione e perennemente in equilibrio fra bellezza e delirio, redenzione e precipizio, stratifica un percorso segmentato da spettri e allucinazioni in cui mettere insieme i Suicide e gli Einstürzende Neunauten non è reato, anzi, il tutto brulica in un gorgo di avanguardia che ammalia proprio per questa teatralità orrorifica e contorta, plasmata dalle voci di angeli e demoni che si prendono la scena e che ognuno di noi dovrà assimilare a dosi per non implodere, Perché, se l’inferno e il paradiso sono sempre stati tra di noi, qualcuno, dovrà per forza attraversarli. E il tutto è talmente conturbante da essere vicino all’eccellenza! Voto 9,5

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Really From- Really From

Really From
“Really From”

Classificato come indie-jazz, questo gruppo di Boston ritorna sulle scene con un nuovo nome (prima si chiamavano People Like You), e amplifica il suo sound con la splendida tromba di Matt Hull, protagonista assoluta delle performance. Poi, se successivamente subentrano tutte le variazioni possibili con una sorta di emo-pop o di math-rock che dir si voglia, è perché la congiunzione delle varie culture attraversate in questa ricerca, dimostrano ancora una volta che si possano creare delle musiche perfettamente orecchiabili, pur sfruttando una sperimentazione attuale. Non è casuale che il melting-pot della formazione, sottolineato dal nome derivante dall’affermazione “Where are you really from?“, identità anche del nome scelto, sottoscrive un percorso variegato proprio per per la consapevolezza di un’identità collettiva, spesso frustrante quando la società guarda di traverso il mischiarsi delle razze. “…Se mi chiedi da dove vengo, ti dirò della rabbia, delle luci, del mare…” cantano insieme ma, come sempre, la risposta più efficace è quella della musica, la quale compie il miracolo necessario attraverso un caos calmo rigenerato per trasmettere un messaggio e per farsi piacere. Solare! Voto 8,5

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Lana Del Rey
“Chemtrails Over the Country Club”

È sorprendente come una ex modella diventata a un certo punto il sogno erotico di mezzo mondo, riesce a rigenerarsi in una cantautrice eccezionale, traboccante di lirismo e melodie dallo spessore qualitativo sopra la media, pur rimanendo legate al suo stile gentile, sobrio e vellutato quando basta per declamare testi d’amore ma, in realtà, dietro ogni frase c’è sempre una metafora nascosta, una storia americana rimasta nelle pieghe della normalità, una situazione apparentemente intima e poi vibrante di aneddoti reali che si trasformano all’improvviso. La sua è semplice poesia che non ha bisogno di clamori, talmente è racchiusa nel palmo della mano e delicatamente esposta al sole per essere illuminata, anche solo nell’attimo di un suo riflesso. Tutto l’album è una lenta dimostrazione che basta poco per raggiungere la quiete senza la tempesta, come se una sirena scivolata nella sabbia del deserto, camminasse con la sua voce appena percettibile raccontando delle storie, fino a perdersi insieme al vento, finché, ognuno di noi, potrà leggerle solamente ascoltando l’eco della sua voce. Una visione! Voto 8,5

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cocktail e musica

Bene, dopo tanta riflessione, perché non sorseggiare un buon rosso d’annata, degustandolo con tutta la bellezza del mondo, anche solo immaginata perché, se nell’attimo in cui ci rilassiamo si può cantare la nostra canzone preferita, allora, tutto è possibile, anche vivere più vite.
Sempre per servirvi…

il Barman del Club

25 Comments on “Divagazioni fra rock e melodia – ottime uscite del 2021

    • Ma sai, io penso che lui abbia una creatività molto profonda e i suoi ultimi lavori mi sono piaciuti molto. Quello che non ha dato nel corso degli anni passati lo sta recuperando adesso con la sua splendida voce, nella speranza che altri gioielli seguano a questo brillante…

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  1. Hey gran materiale, prendo nota… David Crosby ? Amo il suo album solista If I could … siao su questo stile ? Mi incuriosisce Lana del Rey come pure Arab Strab ( confesso che non l’ho ancora preso sebbene abbia qusi tutto),bravo come sempre, dovresti fare una rivista musicale!

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    • Siamo in uno stile più dolce e meno sperimentale, un po’ alla “Crosby, Still & Nash” per intenderci: melodie avvolgenti e piacione. Lana Del Rey è molto lineare, semplice se vogliamo, un po’ come la prima. Joni Mitchell (c’è anche una sua cover), ma alla fine è interessante. Quello di Arab Strab è bellissimo, come anche quello di Xiu Xiu che ti consiglio: un po’ pesante ma affascinante, quasi da ipnosi.
      Rivista musicale? …azz, faccio fatica a portare avanti il blog, ma la passione regge, regge (!!!!!!!!!!!!). Comunque ti ringrazio 😉

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  2. Favoloso sei tu innanzi tutto, e poi gli Arab Strab, Xiu Xiu, la cantante dalla bella voce Allison Russell, Lana del Ray. David Crosby non mi ha detto niente di nuovo, gli altri piacevoli senz’altro. Grazie, come sempre.

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    • Thomas Mann ha detto che la bellezza ci può trapassare come un dolore, di conseguenza, se due essenza così distanti fra di loro si possono congiungere come un bacio, quello che già sappiamo e quello che non conosciamo, ci inebrieranno come un’estasi finale. Oso troppo? Può darsi! Ma la verità è che siamo talmente immersi nella nostra ricerca di un’emozione che, quando la proviamo veramente, sarà un’emozione vera!
      Grazie per il “favoloso” ma, io servo da bere per una ricerca del piacere, e quando ci si avvicina, anche il piacere stesso diventa la ricerca di un successivo piacere, per non fermarsi mai…

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  3. Ottimo e abbondante come sempre il nostro Barman… sebbene – tolti i Mogwai e l’onnipresente Lana Del Rey – tra tutte le liste che hai fatto sono perlopiù nomi che non conosco. Volevo chiederti.. e di Godspeed Black Emperor (per me il disco dell’ano) e di Marissa Nadler che mi dici?
    Vado di drink..? 😉

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  4. Pingback: i migliori album del 2021 per l’Intonation Cocktail Club 432 – Intonations Cocktail Club 432

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