album-2014-tor-peders-brev-fran-ederstorp_1410515780Sulla via della neve si trova di tutto anche quasi casualmente, nonostante la coltre ricopra ogni cosa lasciando nel silenzio quell’attimo di pausa, o se vogliamo, quella tregua prima di ricominciare. Una tregua dove si affaccia il passato e si fonde con il presente, quasi a fare da continum-temporale con la varie età della vita, con le passioni che ritornano a popolare tutto quello che noi stessi abbiamo lasciato per strada. Ecco che inaspettato, dal nord più profondo della Svezia, arriva questo album dei debuttanti Tor-Peders intriso di un revival  citazionistico veramente interessante che, variegato e reinterpretato con delle idee nuove, riemerge più vivo di prima, come se da quella sepoltura invernale si nascondesse il germoglio pronto a sbocciare per la nuova primavera. Dovete immaginarvi una sorta di progressive-psychedelico intriso di krautrock e di fughe strumentali dove riemergono da un passato prossimo le colonne sonore in voga negli anni ’70, in cui, le sfumature filmiche e le impressioni musicali che ricordiamo nelle sigle di allora, si rivestono ora di colori nuovi e di sfumature gioiose, inglobando nelle jam-session eseguite magistralmente tutta un’idea di musica che non ci ha mai abbandonato, ma che esiste sotto la coltre bianca dove ci siamo addormentati. Bastava solamente farla sciogliere per riportare in vita un sound che ha avuto evoluzioni diverse, più o meno valide, basta solamente saperle scegliere.

Non è casuale che, quando verso la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70, la propulsione creativa portò tutta una controcultura verso delle sperimentazioni musicali nuove, tutto il movimento artistico si mosse, prima in una direzione unica, e poi, verso la più svariate divagazioni, e fra queste, la scena tedesca e successivamente quella nordica, sperimentarono e diedero una spinta qualitativa eccezionale alla fusione che fecero del rock in senso lato, con la divagazioni classiche, space, jazz e infine con l’avanguardia.
Una tradizione evidentemente mai dimenticata e viva tutt’ora in cui questo gruppo scandinavo si è calato con le passioni di allora. E’ giusto anche dire che questo disco era già pronto nel 2011, ma l’improvvisa morte accidentale del loro chitarrista Jonas Redmo ne bloccò il progetto, e i membri restanti, soltanto ora hanno consentito alla sua pubblicazione, anche se in forma limitata e solo nel formato in vinile (difficile è infatti il suo reperimento, se non attraverso dei  canali alternativi) attraverso l’etichetta Fruit De Mer, specializzata verso questo tipo di suoni.

tor-peders 1Tor-Peders

Sostanzialmente, Brev Från Ederstorp è una bellissima carrellata di pezzi musicali in cui l’abbinamento psych-jazz-prog con delle forsennate fughe strumentali, diventa un tutt’uno sempre in equilibrio fra una cosmic-music accelerata e un delirio cinematografico costante e presente per la gioia delle nostre orecchie. Non è casuale che la rilettura del “Theme One” di George Martin, già inscenata a suo tempo dai Van der Graaf Generator, è a tutti gli effetti una dichiarazione d’intenti sufficiente per una viscerale forma d’amore, così come tutto il  contenuto variopinto che si respira fra questi solchi. Anche la scelta esclusiva dell’analogico riflette non tanto una nostalgia, perché il formato LP sta ritornando in auge, ma la voglia di calarsi dentro il tempo autentico della grande musica, quando la creatività era ai massimi livelli e rispondeva alle aspettative. Qua dentro però niente è scontato, tutto scorre via in maniera godevolissima e gli echi vintage hanno solamente dei riverberi molto piacevoli, perché suona tutto molto attuale nonostante qualcuno possa rimettere in discussione l’operazione. Inoltre, anche se li hanno chiamati “non revivalisti” “restauratori della tradizione prog”, io penso che queste affermazioni lasciano il tempo che trovano, non tanto perché siano giuste o sbagliate, ma perché in un calderone attuale dove di tutto e di più viene accettato e dato per scontato, i Tor-Peders riescono nell’intento di trasformare un trip sonoro nel romanticismo lirico quasi dimenticato in questo presente caotico e confusionario. Loro sono perfettamente in equilibrio con se stessi, con le note che esprimono, con le loro fughe chitarristiche, con la pulizia di chi è veramente capace a suonare e non si vanta neanche di esserlo. Speriamo solamente che i membri restanti della band: Tobia Resch al basso, Johan Efraimsson alla batteria Kg Occidentale all’organo, continuino anche con un altro nome, questa piacevolissima sorpresa, che d’ora in avanti sarà certezza.
In fondo, se quello che appare nella copertina, può essere interpretato come un portalettere qualsiasi, il quale, stoicamente e nonostante le condizioni avverse, lavora e viaggia per consegnare la corrispondenza come suo dovere; diventa in questo caso messaggero delle nostre parole, senza etere e senza internet, ma che di mano in mano viaggiavano per collegare le nostre scritture e che arrivavano a destinazione, in qualunque luogo, in qualsiasi paese del mondo, e magari, per far leggere una semplicissima poesia, che parlava d’amore.

il Barman del Club

album-2014-tor peders sleeve + vinyl

14 Comments on “BREV FRAN EDERSTORP – Tor-Peders

  1. Ogni volta che apro questo tuo ultimo Post mi sembra, per un breve istante, di leggere “Bryan Ferry”. Su un tuo post, figuriamoci. La copertina mi fa pensare a Costello, sì sarebbe proprio andata bene per il Costello dei primi ’80. Già, ma tutto questo cosa c’entra con i debuttanti Tor-Peders? Niente, chiedo quindi scusa (la foto di copertina è però davvero ben trovata). Ciao.

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    • Va béh… Costello non mi ha mai intrigato più di tanto; perlomeno la copertine scelte da Bryan Ferry per gli album dei Roxy Music erano proprio in perfetta sintonia con questa scelta dai Tor-Pedres… si, proprio uguali (!!!!!!!!!!!!!!!!!!)

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      • Proprio no! Ma non vorrai criticare le copertine dei Roxy spero. Costello non ha mai detto nulla neanche a me ma quel postino sembra suo cugino (e magari canta pure meglio).

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  2. l’atmosfera c’è tutta.quando poi mi dici che un trip sonoro migra nel romanticismo lirico oh quel trip e quel romanticismo diventano miei.

    sherashemasenzasperanzancheseultimadea 😉

    ps. piove di brutto ed è buio dalle tre. Gli acquisti?

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    • piove, piove, piove… anche qui, e non smetterà per niente. E’ proprio il caso di dire: che palle!!!
      Gli acquisti sono sempre buoni (è belli) quando vanno fatti per il piacere di far piacere a chi vuoi bene. In quanto al romanticismo è proprio così: diventa parte di te quando luccicano gli occhi…

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  3. VANDALO !!! Guarda che non ho mica criticato le copertine del Roxy… anzi, quei dischi li compravo proprio per quelle copertine e non per la musica che c’era dentro, altro che il cugino di Costello… !

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  4. Mi ha preso una certa malinconia gurdando la foto della copertina, e la tua bellissima chiusura l’ha amplificata spingendola al limite massimo.

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      • Si, hai ragione, anche se ho sempre avuto difficoltà ad immaginare romanticismo di fondo alle cose, spesso persino alle cose romantiche. Ho una vista decisamente storpia e contorta e menomata, ma tant’è. Devo ammettere anche che la musica con un certo piglio divertente mi ha sempre stancato rapidamente anche se suonata magistralmente, con classe, da musicista che meritano.

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    • in effetti la copertina è strana, me è proprio questa stranezza a incuriosire e ti dirò, io spesso mi faccio attirare dalla bellezza di come un artista ha vestito il suo prodotto, o oggetto che dir si voglia, e si scopre sempre un mondo particolare, soprattutto quando l’artista in questione ha il pieno predominio del suo lavoro, come in questo caso i nostri amici svedesi che hanno pubblicato per un’etichetta indipendente. Purtroppo per trovare questo disco bisogna fare i salti mortali, ma alla fine merita la fatica…

      La cosa curiosa è che se una volta la fabbriche di vinile erano migliaia, ora sono ridotte a poche decine. Poche decine che fino ad ora erano state tenute in piedi dalle etichette indipendenti, le quali hanno sempre creduto nel formato LP, e ora che sta ritornando di moda (anche perché il CD sparirà, rimarrà solo come gadget accluso al vinile, oltre allo “scaricamento” s’intende), le Major costrette ha ripubblicare il loro catalogo, stanno facendo ordini enormi di questo formato. Così le fabbriche in questione forniscono soltanto pochi ordinativi rimasti alle povere indipendenti che fino a quel momento erano il loro salvagente, costringendole a delle pubblicazioni limitate (come nel caso dei Tor-Peders), col risultato di rendere un album subito di culto per la sua rarità. Rimane sempre la musica ad allietare i nostri sforzi e i nostri sogni.

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      • E’ proprio come dici. Sono un piccolo appassionato di vinili e conosco il fenomeno. Toglierà gusto a chi apprezza davvero questo formato e non lo sceglie per moda. Anche se in maniera diversa, penso alle piccole librerie che stanno scomparendo perché le gente compra dove più conviene, perdendo il gusto delle cose.
        Quanto alle copertine, la penso come te. Mi capita persino di sceglierle senza conoscere bene il contenuto. Mi chiedo però quanto sia opera dell’artista e quanto del marketing che ci sta dietro…

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  5. un po’ tutte e due le cose, dipende sempre dalla bravura del produttore o dalla lungimiranza con cui i nostri eroi riescono a strappare un contratto in sintonia con quello che avevano programmato…

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  6. Pingback: I MIGLIORI DISCHI DEL 2014 per il Sourtoe Cocktail Club | Sourtoe Cocktail Club

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