fatoumata diawara-fenfo

Giusto per rimanere nelle terre africane, e creare il giusto passaggio fra sonorità etniche e ritmi occidentali, un album che ho ascoltato molto quest’estate è l’ultimo lavoro di Fatoumata Diawara, anche se dire “ultimo” è un eufemismo, perché di fatto è il suo secondo lavoro solista. Questa venere nera del Mali sostanzialmente si è diversificata collaborando con innumerevoli artisti internazionali, è anche attrice, musicista, ballerina, attivista e da anni impegnata per mettere in evidenza la condizione femminile del suo pese d’origine, da cui è dovuta fuggire, ma che le ha permesso d’inseguire i suoi sogni, realizzandosi pienamente.

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“Fenfo” è un termine in lingua bamabara che significa “una persona che ha qualcosa da dire”, proprio per rimarcare la sua propensione a sviscerare tematiche importanti come i matrimoni combinati, per esempio, diffusissimi nei territori subsahariani, o peggio ancora le mutilazioni femminili dell’infibulazione e tutte le situazioni che nell’africa nera hanno un retaggio talmente radicato, da risultare di difficile estrapolazione. Ma i tempi stanno cambiando anche nei territori più impensati, basta citare che un’altra donna: Cissé Mariam Caidama Sidibé, è stata presidente del Mali nel 2011, quasi a ribadire che l’emancipazione è ormai un dato di fatto. Non importa se un colpo di stato l’ha deposta l’anno dopo, perché soltanto l’atto di aver messo una figura femminile nella più alta carica di questo stato, è senz’altro un atto di coraggio relativo ai cambiamenti epocali di un continente sempre in bilico con la sua svolta democratica e la sua implosione.

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Fatoumata è figlia di questi tempi e delle potenzialità che fanno della musica, uno dei più potenti ed efficaci mezzi di comunicazione per unire impegno civile e intrattenimento puro.  Non è casuale che questo suo ultimo album sposa alla perfezione la poesia dei sui testi con degli arrangiamenti orecchiabili che nulla tolgono alla piacevolezza dell’ascolto, anzi, forse il lavoro di produzione è stato fin troppo esagerato, nel senso che le ultime tracce hanno una deriva troppo pop se paragonate al grado sociologico della loro ispirazione. “Fenfo” infatti inizia bilanciando melodie e architetture etniche sorprendenti, sempre a cavallo con la magia degli arrangiamenti e la delicatezza pregevole della voce, poi via via scivola nei classici cliché occidentali dove a tutti i costi bisogna infarcire un prodotto,  scambiato i bellissimi colori degli ornamenti che usano le donne africane con un sound da lounge-bar troppo distante dalla realtà dei fatti. Fortunatamente la Diawara riesce a prendere le distanze con una classe innata, regolata dalle percezioni che la pongono al di sopra di un prodotto di marketing, per interagire proprio con la sua storia, soprattutto nelle esibizioni dal vivo.

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Innumerevoli sono gli artisti famosi che l’accompagnano, giusto a ribadire che la coesione fra musicisti è una delle sinergie più riuscite in campo artistico.

Fatoumata

Parlando di colori, bisogna mettere in risalto anche il lavoro della scenografa e fotografa Aida Muluneh:  un artista etiope straordinaria che da anni lavora proprio sull’accostamento di cromatismi primari, per unire la contrapposizione fra la vitalità e la poesia pura. Proprio per questo, il video del singolo Nterini, mette in evidenza un insieme di accostamenti fantastici senza alterare l’eccessiva vibrazione della messinscena.

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Potremo dilungarci per ore raccontando tutta la storia delle miniere d’oro che dal Sahara  fino alle foreste del Congo e oltre, stanno producendo ritmi e impulsi musicali degni delle vene diamantifere del Sudafrica, perché se in questo continente qualche scienziato ha sentenziato la nascita della vita, a noi, queste teorie non interessano; di sicuro è nata la radice della musica moderna così come la conosciamo. E’ inutile continuare a parlare di world music, perché il temine ha una base di partenza giusta e una sbagliata: tutto il mondo pullula di sonorità meravigliose, differenziandosi con le altre per la bellezza delle loro tradizioni; soltanto chi cerca il business a tutti i costi, si è impossessato del pentagramma decidendo che il termine “musica” è di suo dominio.  La musica è di tutti, e in ogni latitudine esiste la voglia meravigliosa di esprimersi per essere coinvolti dentro al vortice della sua potenzialità. Fatoumata Diawara vive per tutte queste possibili variabili, così come tanti, ma il risultato è questa catena che unisce tutti gli angoli e tutti i paesi del mondo. Qualcuno ballerà, qualcun’altra canterà, altri ancora suoneranno insieme a loro o  ascolteranno soltanto, rimanendo vivi per identificarsi con tutte le emozioni nate da questo crogiolo di suoni. Viva !

il Barman del Club

12 Comments on “FATOUMATA DIAWARA – Fenfo

  1. Bella segnalazione e bell’articolo. Ottima la puntualizzazione sul termine World Music. E’ come quando si dice “etnico”. Magari ci può stare per capirsi in fretta fra amici ma nella comunicazione professionale bisognerebbe trovare altre definizioni. Cosa bevo? Un secchio d’acqua fresca (con dentro una bottiglia di bianco per mantenerlo a temperatura).

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  2. beh, con me sfondi una porta aperta, adoro la musica cosiddetta non commerciale, aborro (alla Mughini maniera) quasi del tutto la musica che impazza quotidianamente. Cerco sempre qualche sonorità “diversa”, che non disdegno di proporre sul mio blog. Ottimo articolo che accompagnerei volentieri con una bella birra ipa!
    Ciao

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