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Non fasciamoci troppo la testa, esistono anche i vicini solidali, quelli simpatici, quelli che finalmente hanno un briciolo d’intelligenza e con cui parliamo volentieri, perché in fondo la vita ci offre sempre delle belle sorprese, anche inaspettate. Così ci può capitare che un vicino, il quale credevamo fosse vivo culturalmente, invece risulterà proprio il contrario, mentre un’altro a cui non davi nemmeno un cent, ti potrà sorprendere piacevolmente. Alla fine quello che conta è un bel sorriso e quella gentilezza che nella solidarietà più rispettosa, dimostra che la qualità migliore di tutte, è proprio l’altruismo. Magari di una bella ragazza, come una bella canzone…

musica per vicini solidali-incipitConcludiamo questo breve giro di aperitivi musicali, con qualcosa di più vicino a noi, riguardante delle uscite italiane significative, perché anche dietro l’angolo di ogni giorno, esiste un mondo da scoprire.

 

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caterina barbieri - ecstatic computation

CATERINA BARBIERI
“Ecstatic Computation”

Generalmente non entro mai nelle stanze di una musica elettronica totalizzante, avvitata su se stessa dentro a geometrie identiche ripetitive, per quanto affascinanti. Eppure questa compositrice bolognese continua a stupire, pur ancorata a percorsi già tracciati in passato da Vangelis, Terry Riley, Klaus Shulze, Ralf Hütter e Florian Bartos, poi da lei superati per introdurre un suo linguaggio, a tratti personalissimo e tratti scontato, ma regolato in un sistema perfettamente lineare, in cui tutte le strutture musicali non seguono degli slanci istintivi, ma si delineano attraverso delle progressioni precise e per niente casuali. È chiaro che un procedere di questo tipo comporta un panorama che si sposerebbe al meglio come una colonna sonora, o come completamento artistico insieme a delle istallazioni multimediali, giusto per variegare un climax corrispondente fra le interconnessioni che verrebbe a generare, e che sostanzialmente è il lavoro della Barbieri. Non ci resta che immergerci in quest’atmosfera minimale ed eterea per un viaggio fino ai confini della nostra percezione. Cosmico (!)

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aperitivo abbinato

Brancamenta Spritz
brancamenta

 

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cesare malfatti la storia è adessoCESARE MALFATTI
“La Storia è Adesso”

Quest’ultimo lavoro dell’ex La Crus, discendente di una famiglia trentina di irredentisti italiani, ci lascia tutta una serie di canzoni legate alla memoria dei suoi avi, ma che in fondo ci appartengono come patrimonio collettivo, perché riportano alla luce situazioni dimenticate e che invece si ripetono drammaticamente sfogliando il calendario di ogni giorno. Non è casuale che la deportazione degli abitanti di Rovereto durate la Prima Guerra Mondiale in un campo di prigionia austriaco, viene attraversata concentrandosi sui particolari, o su quei momenti che apparentemente sembrerebbero soltanto episodi marginali, ma che invece configurano tutta la vicenda, attraverso uno sguardo, un fiore, il colore del cielo, le chiavi di casa, un pesce o una bandiera, ma che nell’insieme ci lasciano la metafora della tragedia come se fosse un quotidiano da sfogliare in ogni momento. Ci sono anche degli episodi in dialetto: vere e proprie poesie appartenenti alla nostra dignità di uomini, perché mentre si rialza il filo spinato di un confine e si continuano a chiudere i porti, la realtà vissuta e richiusa nelle omissioni della Storia, deve trovare la via del sole per essere letta da tutti. Autentico (!)

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Whiskey Sour

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gran bal dub benvenguts a bord

GRAN BAL DUB
“Benvegnuts A Bord”

Poc’anzi parlavamo del dialetto come patrimonio per addentrarci nelle tradizioni della nostra penisola. Ecco che il progetto di Sergio Berardo coniuga proprio una forma d’elettronica con le musiche dei territori dell’Occitania fra le Alpi Cozie e Marittime e il confine francese provenzale, sviluppando tutta una serie di storie fantastiche dentro questo vascello pirata. La ciurma pazza è comunque pronta ad accogliervi per un viaggio visionario fino alle porte di un’immaginazione, giusto per addentrarci al di là dove nascono i sogni e dove prendono forma i personaggi mitici dell’epica contadina. Chiaramente siamo tutti coinvolti nel centro di queste danze, nate proprio per dare alla gente quel senso di divertimento necessario, ed è proprio così: si balla fino all’esaurimento delle forze e si beve fino a ubriacarsi completamente, tanto, per un giorno, la vita va presa al volo, ed è proprio prendendo questo vascello sconquassato che tutto ci apparirà come un immenso cielo dai colori variopinti. Divertente (!)

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aperitivo abbinato

Candy Moon

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la batteria-labatteria II

LA BATTERIA
“La Batteria II

Inseguendo un revival legato alle colonne sonore degli anni’70, fra poliziesco e fantascienza, questo gruppo romano composto da Emanuele Bultrini (chitarra), Stefano Vicarelli (piano e synth), Paolo Pecorelli (basso elettrico) e David Nerattini (batteria), è ormai una conferma che si divide la scena con i Calibro 35, anche se le loro performance spaziano dentro a una moltitudine di ricerche musicali, dove le versioni delle loro suite, diventano a tutti gli effetti delle scorribande jazz-prog con tutte le sfumature che una musica d’ascolto richiede: funk, rock, pop ed elettronica fino all’esaurimento. Quello che colpisce è la professionalità con cui questi interpreti hanno riportato in auge un repertorio italiano notevole, dandole il giusto risalto aumentandone la bellezza espositiva. Tutte le tracce sono da godere anche per via della loro eterogeneità che non le fa sembrare ripetitive, ma nell’unità di stile le riformula brillantemente come un lungo film di cui non si vorrebbe mai vedere la fine.  Lineare (!)

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Campari Shakerato

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margherita zanin distanza in stanza

MARGHERITA ZANIN
“Distanza in stanza”

Innanzitutto, complimenti della copertina, veramente bella, anche perché le dinamiche della meraviglia si vedono soprattutto in quello che un artista si crea intorno, e questa giovane cantautrice ligure, pur circoscritta in un ambito tipicamente melodico, ma intelligente, riesce a mio avviso ad elevarsi sopra la media con una raffinatezza tutta sua, riuscendo ad abbinare diversi stili. Si potrebbe accostarla a Cristina Donà, ma il suo percorso prende una strada tutta sua con dei testi interessanti e per niente banali: poetici, intimisti, con un retrogusto sociologico particolare in cui le tematiche dell’amore, si fanno largo dentro a trame inusuali, con una spiccata cura sulla strumentazione anche per l’apporto di compagni di viaggio veramente notevoli. Tra l’altro, la doppia valenza del titolo, trasmette una partecipazione emotiva racchiusa nelle mura della propria camera, ma si eleva nella prospettiva e nella ricerca di un contatto che non c’è, come se la voglia di essere protagonista delle proprie storie, fosse il contesto in cui muoversi e gioire della sua poesia. Lirico (!)

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Tom Collins

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Già, il condominio: quante storie si potrebbero raccontare su questo argomento. Per esempio c’è quella di un giovane e brillante neolaureto in Medicina che tornando a casa dal papà gli chiede di fare un po’ di pratica assieme a lui. Il padre, fiero della laurea del figlio, lo porta con sé sicuro che debba incominciare a imparare.
Si recano dalla prima persona che ha richiesto la visita a domicilio. Entrano in casa e vedono una donna sdraiata a letto molto spossata. La visita e, dopo aver scritto due righe sul taccuino, gli cade la penna a terra. La raccoglie e dice alla signora:  – “Si riposi e smetta di fare i lavori di casa in modo così maniacale”.
Escono dalla casa della signora e il figlio chiede al padre:  – “Ma come hai fatto a sapere che fa le pulizie in modo maniacale?”  – “Semplice, quando ho fatto cadere apposta la penna per terra nel raccoglierla mi sono accorto che non c’era un filo di polvere”.
La casa dopo il padre decide di far provare al figlio. Entrano in casa e c’è una donna a letto. Il dottore giovane la visita e poi fa cadere anche lui la penna a terra.
“Bene signora, stia tranquilla e non faccia per un po’ lavori per il Condominio”.
Escono. A questo punto il padre domanda incuriosito  – “Ma come hai fatto ha sapere che fa troppi lavori per il Condominio?”  – “Semplice, quando ho fatto cadere la penna, nel raccoglierla ho visto l’Amministratore sotto il letto…”  
Cosa ci volete fare, la solidarietà non ha mai fine, e noi, per continuare a esserlo, ci immergiamo in altrettanta musica.

 

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massimo volume il nuotatore

MASSIMO VOLUME
“Il Nuotatore”

Emidio Clementi è un poeta, e lo ha dimostrato proprio con una carriera al di sopra delle consuetudini, con il suo gruppo, con il suo essere vicino ad artisti particolari: veri, potremmo aggiungere, e con le sue performance, le quali sono a tutti gli effetti letteratura. Con questo suo ultimo lavoro, dimostra ancora una volta la sua bravura nel gestire una metrica libera e una liricità che s’insinua amara e drammatica nelle storie di oggi, dove il confine fra ciò che è reale e ciò che non si vede è come la terra separata dalle acque: devi essere capace a nuotare, altrimenti rimani solo a guardare. Ma l’eccesso è proprio questo, perché ogni tassello e ogni particolare si assumono il compito di essere protagonisti fino allo smarrimento, per fare del testo e della voce narrante un autentico campionario di racconti e di personaggi che ci vivono intorno e che diventano protagonisti per un giorno. Vivi, morti, e non ce ne accorgiamo nemmeno. È un po’ come nel film “Un uomo a nudo” di Frank Perry, con Burt Lancaster,  tratto dal racconto “The Swimmer” di John Cheever, in cui l’attore principale vuole attraversare a nuoto tutte le piscine di un quartiere bene per arrivare alla sua villa e poi scoprirla in disgrazia, affogando in un passato di eccessi e di nevrosi. Spesso la memoria c’inganna per avere occultato un peccato o una tragedia, anche se la quotidianità rischia di andare sott’acqua per una cosa da nulla. Ma se in un giorno qualunque convivono personaggi come Novalis, Bela Lugosi, William Basinski, Nietzsche e Chopin, Leopold von Masoch ed Ellroy, insieme alla gente comune, l’attimo che separa il giorno dal buio è proprio come l’ultima notte del mondo, in cui, senza la nostra parte oscura, è soltanto un’illusione credere che scomparirà il male, credere che soltanto alla luce del sole saremo perfetti. Capolavoro (!)

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Campari Spritz

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paolo gerbella la regina

PAOLO GERBELLA
“La Regina”

Questo bellissimo album del cantautore ligure è riferito al primo grande sciopero operaio del ‘900 che si effettuò al porto di Genova proprio all’inizio del secolo, come reazione alla chiusura della Camera del Lavoro di quella città per un decreto del prefetto di allora. La conseguenza fu che, bloccando tutte le merci in partenza e in arrivo, chiamate appunto “la regina”, si diede inizio a una lunga serie di conquiste sindacali, le quali si estesero per tutto il paese. Da questo fatto storico, essenzialmente dimenticato, rinasce, fra canzoni ibridate con il dialetto (proprio per immedesimarsi con le parlate del tempo), un evento importante che ha segnato una crescita sociale della nostra nazione, non tanto legato ad avvenimenti che in quel periodo erano in evoluzione, ma perché sempre dal sacrificio di pochi si è dato spazio a una crescita dei diritti di tutti. Paolo Gerbella, si muove fra atmosfere jazzate, attraversando un folk nostrano e legato alla tradizione popolare, realizzando un affresco emozionante che ci appartiene, perché il ricordo delle gesta dei nostri nonni o bisnonni che siano, devono rimanere nella nostra memoria, e la musica, come trasporto emotivo, è un mezzo fantastico per ridare a noi tutti la dignità che meritiamo. Piacevole (!)

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MI-TO
Milano-Torino

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ronin bruto minore

RONIN
“Bruto Minore”

La creatura di Bruno Dorella riflette ancora una volta l’estetica di un professionismo eccezionale, in cui tutta la struttura musicale configura un impianto variopinto, anche se circoscritto nelle dinamiche sempre a cavallo fra classica, jazz e musica da film. Sarebbe sbagliato accomunarli ai Calibro 35 o a La Batteria, perché il loro percorso è veramente originale, viaggiando verso altre sonorità, sempre piacevoli, sempre originali, sempre emozionanti. Tutte le tracce si evolvono con una qualità e una varietà le quali mantengono un’unità di stile sorprendente che li caratterizza, come se i passaggi lenti a quelli più ritmati, aprissero una porta fra il post-rock ed Ennio Morricone, riuscendo nell’intento di evolvere ambedue le dinamiche per una piacevolezza nell’ascolto. Il titolo dell’album prende spunto da un’opera di Giacomo Leopardi dedicata a Marco Giunio Bruto dopo l’assassinio di Giulio Cesare, quasi a rievocare l’essenza di un atto estremo come epica narrativa e la trasfigurazione della stessa intorno al concetto di ribellione, per poi raccogliere quello che resta trovandosi spiazzati. Non è casuale che la sconfitta dell’animo porta a un inevitabile suicidio legato soprattutto alla metafora fra chi è eroe e chi invece rimarrà perdente. Anche il “minore” ha una doppia valenza, racchiusa non soltanto nelle note con cui i Ronin eseguono i loro brani, ma anche nella raffigurazione che oggi diamo al nome di un omicida così famoso da renderlo tipicamente “brutale”, e in senso più esteso legato al mondo della cronaca nera. Non c’è ne remissione ne assoluzione, ma un continuo incedere che ci rimane dentro. Inarrestabile (!)

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aperitivo abbinato

Pourple Rain

PurpleRain

 

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uzeda quocumque jeceris stabit

UZEDA
“Quocumque Jeceris Stabit”

Ovunque lo getti sta in piedi“, e probabilmente è proprio così, perché un certo tipo di musica o piace o la getti via, però, anche se la butti rimarrà sempre ritta a rivendicare la sua essenza. Questo quartetto siciliano, più conosciuto all’estero che da noi (ma non è una novità), rivendica la sua voglia di proporre le sue idee creative dentro un tessuto sonoro spigoloso, nervoso e sincopato, dove il noise-rock accerchiato da un hard-core spesso distruttivo si ritrova a meraviglia e si eleva con tutta la rabbia che ha dentro. Non è casuale che la presenza di Steve Albini come produttore, ha sostanzialmente coniugato lo stile dentro le sue linee guida, per poi lasciare che questi “ragazzi” prendessero la strada che avevano dentro, senza fermarsi. Tra l’altro, se il nome scelto dalla band è una delle antiche porte della città di Catania, giusto a simboleggiare l’entrata e l’uscita dalle loro origini, bisogna anche ricordare che il simbolo di quest’isola mediterranea, delineato nella “Trinacria”, è simile al “Triscele” dell’isola di Man con un motto uguale al titolo scelto di quest’album, giusto per gemellarsi a livello complementare, e non solo.  In fondo se le rocce piombano nel mare che le ha generate, nello stesso tempo s’innalzano come simulacri sopra le acque della loro origine, e proprio dal mare che la resistenza dell’uomo continua nella sua lotta incessante per sopravvivere. Ostinato (!)

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Negroni Sbagliato

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zu terminalia amazonia

ZU
“Terminalia Amazonia”

Per chi è abituato ad ascoltare la musica jazz-core di questo quartetto romano, probabilmente non si sarebbe aspettato un disco sciamanico di questa portata, il quale s’inoltra nelle foreste degli Shipibo-Conibo, fra il confine che il fiume Ucayali separa Brasile e Perù, dove questi nativi hanno sempre vissuto. Il respiro ancestrale di questo viaggio è una sorta di ricerca dentro l’anima primordiale della creazione, in un angolo di mondo in cui tutto si concentra come misura dell’attuale situazione del pianeta, ma che per esteso si riconosce come patrimonio interiore e pulsante dell’umanità. Se a questo aggiungiamo l’utilizzo di synth analogici etno-ambient, field recordings effettuati sul posto, vibrazioni legate al suono della natura insieme alla partecipazione di una spiritualità che emerge e si evapora costantemente, sembra di sentirsi circondati da un’esperienza corporea che va oltre il puro concetto di musica, ma che si esprime come se la Terra partecipasse attivamente alla registrazione di un evento universale. Non si può definirlo un album: è come se un flusso magico avvolgesse ognuno di noi, abituati a sentire i terribili bombardamenti post-metal del passato, e che ora, dopo la catastrofe nucleare, abbiamo bisogno di una lunga meditazione per rinascere di nuovo. Ipnotico (!)

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Bajan Passion

bajan passion

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Bene, abbiamo concluso una retrospettiva intorno a tutta una serie di vicini che accompagnano, loro malgrado, le giornate della nostra quotidianità, insieme alla musica: protagonista della nostra vita. Poi, se un vostro vicino alza il volume dello stereo a mezzanotte, non fate niente, lo chiamate alle quattro del mattino per dirgli quanto ti è piaciuto. Cosa ci vuoi fare, bisogna essere solidali e, magari, ti ritrovi a festeggiare con la bella coinquilina del piano di sopra; ed io come sempre, pago da bere…
Salute ragazzi !

il Barman del Club

cocktail autunnale

34 Comments on “PILLOLE DI SALAME – musica per vicini solidali

  1. Bel post scrivi molto bene.
    Per i Massimo Volume un bel album che mi ha colpito… deludenti però dal vivo. Li vidi a giugno assieme ai Giardini di Miro’.

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  2. “Alla fine quello che conta è un bel sorriso e quella gentilezza che nella solidarietà più rispettosa, dimostra che la qualità migliore di tutte, è proprio l’altruismo” : siiiiiiiiiiiiiiii! ciao Antonio. Penso sempre che i tuoi articoli siano la rappresentazione esatta dell’altruismo, il tuo altruismo, e per questo io ti ringrazio sempre!
    P.S.Bajan Passion, la copertina di Distanza in Stanza, Uzeda che vorrei ascoltare e sempre, per me, St. Germain con il suo pezzo più bello che ancora non saprei dirti quale sia 🙂

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  3. Ricchissimo post, e per me molto illuminante dal momento che la musica italiana, confesso, non la seguo sempre. Ho ascoltato molte cose interessanti e ti ringrazio tanto di questo. Barbieri, Malfatti, Massimo Volume, Ronin, Uzeda .. beh, mi sono piaciuti tanto 🙂

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