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Chiariamoci subito le idee… il nome “Alabama” presente nell’identificazione del gruppo non centra niente con le sonorità del southern-rock. In questo sound  l’unica cosa che potrebbe richiamare il sud è il colore della pelle di Brittany Howard, la vulcanica frontwoman di questa band, perché di rock sudista qua non ne troviamo neanche una nota ma, abbiamo soul, tanto tantissimo soul, rivestito con un rock’n’blues d’altri tempi e tanta passione per le sonorità degli anni ’60, come se viaggiassimo dalle parti di Memphis vicino agli studi della Stax. Una frenetica cavalcata in automobile che dal Tennessee ci porta direttamente fino alla frizzante aria dei locali di San Francisco in California, dove è nata la leggenda di Janis Joplin: sono questi i nomi che ci ricordano gli Alabama Shakes. Quello che colpisce è il bilanciamento molto compassato delle sonorità con l’irruenza dell’esecuzione della vocalist, la quale si lascia andare senza freni inibitori inventando delle performance ritmiche e cariche di adrenalina, resuscitando l’anima  di Otis Redding dentro a un tormento dannato che ridona slancio alla “musica del diavolo”. Niente di nuovo dunque ? Si… niente di nuovo, però è tanta la bellezza di queste canzoni che si rimane senza fiato: undici tracce da brivido le quali compongono il loro primo album ufficiale “Boys & Girls” pubblicato proprio l’anno scorso nel 2012. Un debutto sostanzialmente notevole per la qualità sciolinata senza tregua nei solchi di composizioni che emergono si per la rilettura del passato, ma che s’impongono soprattutto per la freschezza di un’esecuzione perfetta e sofferta al tempo stesso, dove chiaramente la sofferenza è un’iconografia degna di chi sente la musica pulsare nelle proprie vene come un’esigenza vitale o un pane quotidiano di cui non si può fare a meno.

Alabama Shakes -Boys&Girls

Chiaramente è proprio per queste sonorità ripescate a piene mani dal passato prossimo, che la maggior parte dei recensori ha mosso pesanti critiche ai nostri eroi, scomodando “retromanie” varie e storcendo il naso in maniera esagerata, additandoli addirittura come inutilità degli anni 2000 perché la musica deve avere una sua giusta evoluzione. Ebbene, a parte che la musica è ormai decenni che non ha una sua evoluzione convincente, perché anche i rapper e l’ hip hop sono stati assimilati dal music business e da una cultura corrente che dal mainstream alle esperienze più commerciali, ormai, ne ha viste di tutti i colori; se poi prendiamo in esame le derive tecnologiche o rumoriste, anche in questi ambiti sperimentali si fa fatica a trovare episodi convincenti o se vogliamo, rivoluzionari. Di conseguenza se gli Alamama Shakes pescano a piene mani nel passato (come ho già detto), chi se ne frega !!! Lo fanno bene e basta. Se poi pensiamo che tutti i componenti della band hanno poco più di vent’anni, beh… evidentemente anche nei settori giovanili qualcuno sente pulsare il cuore per delle sonorità che hanno fatto tremare la terra per tanto tempo, e allora gli pare giusto riproporle con l’esuberante vivacità della loro età e, ripeto, lo fanno benissimo

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Poi alla fine è sempre una questione di come la si ascolta, la musica: un insieme di emozioni che devono emergere dentro alle molteplici variabili che la circondano e che in fondo, coinvolgono soprattutto noi. D’estate è bello lasciarsi andare dentro  queste note frizzanti le quali propongono o ripropongono cavalcate gioiose. Il tutto è ricomposto all’interno di un calderone dove si vuole solamente tuffarsi in una piscina dove, giochi d’acqua e idromassaggi vari, solleticano il senso del divertimento, senza troppi problemi. Intendiamoci, una canzone può anche parlare di situazioni negative, ma è per come ci viene proposta che noi ci esaltiamo, è per come viene eseguita che noi ci abbandoniamo…

Per concludere volevo solamente sottolineare ancora che per questi ragazzi esordire con un lavoro così interessante, non può che far ben sperare per il futuro. Sicuramente le potenzialità ci sono, a partire dalla voce della loro leader e dalla capacità di scrivere delle belle canzoni, perché questi HANNO LA CANZONI, e con questo passo non potranno che crescere. Auguri a queste “scosse” telluriche partite in silenzio (beh… silenzio) dal centro degli Stati Uniti e che ora sono avvertita in tutte le parti del mondo.

il Barman  del Club

7d7f8ec1Brittany Howard

7 Comments on “MUSICA ESTIVA 6 – Alabama Shakes

  1. aspe! forse c’è una incomprensione, credo… mi è piaciuta la loro musica e ringrazio te per averne parlato. avrei voluto mettere più di un mi piace. e, considerando la grinta e la loro età, nel mettersi in discussione lavorando su basi storiche, beh, ottimo è “l’atto di forza” 🙂

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  2. Pingback: ALABAMA SHAKES – Sound and Colors | Sourtoe Cocktail Club

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