Scusate se in questo ultimo periodo ho scritto poco, soprattutto di musica, ma spesso gli impegni familiari impongono delle scelte che vanno rispettate. Cercherò di recuperare il tempo perduto con una serie di post in cui segnalerò degli album usciti in questi primi mesi del 2022, e che personalmente ritengo validi per tutta una serie di ragioni, sia musicalmente appunto e sia di qualità. Partiamo…
Fontaines D.C.
Skinty Fia
Ormai questa band irlandese è celebrata in tutto il mondo, complice un’innovativa miscela di post-punk, new wave e poesia, e una qualità originale che si percepisce subito al primo impatto sonoro. Giunti al loro terzo album, dimostrano pienamente una passione e una creatività eccezionale, la quale non ha mai avuto cedimenti, e questo “Skinty Fia” si pone proprio in mezzo ai primi due lavori, nel senso che racchiude l’irruenza del primo e la dolcezza del secondo. Inoltre, la percezione politica dei testi si manifesta con delle liriche profonde e nello stesso tempo velenose, sia contro il governo britannico per via delle ruggini esistenti, e sia contro quello irlandese, sempre contestato per la mancanza di percezione verso le problematiche giovanili. Fondamentalmente, se il tema dell’identità emerge dirompente anche nell’iconografia della copertina, dove il cervo simboleggia nello stesso tempo rinascita e decadenza, così come voleva la cultura celtica, la sua espressione in gaelico rappresenta la territorialità ed anche una forma oscura legata alla meteorologia piovosa della loro città, unendo così le molteplici differenze che si racchiudono nel sentirsi appartenere a una terra sempre divisa fra emarginazione e ribellione, attraverso la risposta di un disco bellissimo dalla crescita artistica sorprendente e da ascoltare ripetutamente. Voto 9
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Acid Dad
Take It From The Dead
Questo trio newyorkese rappresenta quel divertimento che una risposta musicale vuole quando si uniscono gioia di vivere e ritmo. Basato proprio su un incedere sincopato che unisce rock’n’roll e psichedelia, il retroterra seventies emerge proprio per innescare una miscela garage dall’impatto godereccio. Tutto l’album scivola via come un fiume sfavillante di luci e di riverberi chitarristici, in cui, fanno capolino le sequenze ipnotiche dei The Jesus and Mary Chain e la ritmica maniacale dei Television, senza contare quella branchia del punk che ha sostituito la rabbia con l’evidente voglia di suonare proprio per il gusto di farlo. Insomma, ascoltando queste tracce, le quali potremmo definirle “da automobile”, passerete 45 minuti immersi in quella condizione di beatitudine dove lo spirito, finalmente, si ricongiunge con il corpo. Voto 8
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Bloc Party
Alpha Games
Il ritorno di questo combo londinese a sei anni di distanza dal loro ultimo lavoro, corrisponde con un ritorno alle origini dalla ritmica spiazzante, dove punk, funky e influenze black coesistevano dentro una miscela alla nitroglicerina, forsennata quanto basta per farci dimenare terribilmente, e questo Alpha Games ci riporta a pogare in maniera irresistibile, senza sosta, dentro una manciata di pezzi che sembrano non fermarsi mai. La bellezza di questo album viene racchiusa in un combat-rock che strizza l’occhio alla dance, ma nello stesso tempo fluidifica tutte le melodie in quella sorta di battaglia urbana che piace tanto ai diversamente giovani come noi, perché, l’elevazione alla mitologia che ci consegnano certe canzoni, si trasformeranno sempre nell’irresistibile sensazione di non invecchiare mai. Voto 8,5
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Calexico
El Mirador
Per me i Calexico rappresentano un momento importante della mia crescita musicale, in cui cercare sonorità altre, erano diventate un’esigenza come l’aria, e album come “The Black Light” del ’98 qualificavano questa band come un’alternativa eccezionale di un certo periodo storico musicale.
Poi, sono arrivati altri lavori importanti e di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, di conseguenza, ritrovarli con la voglia di sempre, con la freschezza che regalavano, con quel mix di sound messican-blues, tex-mex, folk-mariachi e rock dalle cadenze meticce e ricamate con i valori della frontiera, tanto cara ai nostri eroi, si trasforma in una rappresentazione filmica molto vicina alle nostre visioni adolescenziali, fatte di deserti e avventure senza fine. Quest’ultimo album non aggiunge niente alla loro storia, ma rielabora magnificamente un sound piacione che li vede ringiovanire all’interno di atmosfere dal fascino polveroso e piene di avventura. Voto 7,5
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Cola
Deep In View
Sostanzialmente, se il nome COLA è un acronimo di Cost of Living Adjustment, l’adeguamento al costo della vita diventa una conseguenza ai vari cambi di formazione del loro leader Tim Darcy, il quale, giusto il tempo per seguire la nuova ondata britannica che ha fatto del post-punk una fonte inesauribile di poesia urbana, ricerca un approfondimento (e a questo punto la paronomasia è necessaria), proprio per riproporre la sua lirica sempre al centro di contaminazioni che partono da Lou Reed e Mark Smith fino ad arrivare alle formazioni attuali. La sua cadenza apparentemente dimessa, ripetitiva, monocorde, segue le suggestioni di una poetica minimalista e diretta, giusto il tempo per amalgamarsi con la sezione ritmica in un’unica entità. Voto 7
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GGGOLDDD
This Shame Should Not Be Mine
L’ultima fatica di questa band olandese a metà fra un dark-metal e un’alternative-indie è sostanzialmente il racconto di un orrore, riguardante lo stupro che la front-woman Milena Eva ha subito a 19 anni e che in queste fasi di isolamento, probabilmente, è esploso nella sua recente memoria. Tutto il disco è infatti un alternarsi di quiete e violenza, malessere e rassegnazione, pause liriche e catarsi strumentali, drammi e passioni. La forza della creatività artistica diventa il delta dove potersi esprimere, all’interno di un tessuto narrativo complesso ed eterogeneo in cui, la risposta della musica non fa altro che seguire la voce della protagonista e la sua introspezione, a tratti perduta nella sua dolcezza confessionale, e a tratti lacerata nella sua cadenza iconoclasta. L’ascolto diventa l’inabissarsi all’interno di una tragedia moderna, come se la sua teatralità diventasse l’esposizione mediatica che la condizione femminile troppo spesso viene umiliata nelle cronache quotidiane, e l’immagine della copertina è eloquente. Voto 8
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Loop
Sonacy
Se dall’origine latina il significato del titolo è sostanzialmente “creare rumore”, il ritorno di questa band storica dopo tre album epici verso la fine degli anni ’80, ha deciso di riproporsi con la stessa irruenza di allora, masticando shegaze e neopsichedelia con una serie suggestiva di sequenze al fulmicotone. Tutte le tracce sono pervase da un incedere ipnotico e maniacale, rappresentando le sequenze di un mondo allucinato e surreale quanto basta per non farsi dimenticare. I ritmi martellanti non hanno un attimo di pausa: s’inseguono senza sosta, diluendo tutte la tracce in un acid -rock che strizza l’occhio al kraut senza nominarlo, come se l’irruzione di un groove in perenne movimento si sentisse autonomo quanto basta per diventare originale. D’altronde, se l’unico membro rimasto: quel Robert Hampson delle origini, disse e dice che basterebbe il nome del gruppo per identificare il loro sound, allora, anche noi, saremo coinvolti dentro questo continuum temporale. Come non dargli torto… Voto 8
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Pop. 1280
Museum On The Horizon
Altro trio newyorkese dall’incedere claustrofobico, tutto costruito sopra un industrial-noise dall’impatto malato e cuneiforme, esageratamente ubriaco di elettronica fino allo sfinimento. Tutta la messinscena raschia le metafore dell’annichilimento, come se un mondo diventato alieno per tutti, dovesse fare i conti con la sua stessa negazione, senza la possibilità di una redenzione, nemmeno con la musica. Se l’esposizione teatrale viaggia rasente sulla lama della distruzione, quello che potrebbe essere visto come un museo all’orizzonte, è fondamentalmente il seme della salvezza. Ogni cosa nasce dall’aria, ogni suono può dare origine ad altri suoni più complessi e rivedersi in uno specchio rimane l’ultima possibilità per ricordarsi come eravamo. In fondo, sappiamo tutti che l’origine della vita possiamo immaginarla nell’irregolarità di un sasso, nella forza del vento, nella speranza di trovare l’acqua. Caos ed equilibrio prima di tutto… Voto 7,5
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Rolling Blackouts Coastal Fever
Endless Rooms
Giunti a questo punto abbiamo bisogno di una pausa salutare, e questa band australiana giunge al caso nostro. Caricata di un groove americanizzato quanto basta per delle cavalcare indie effervescenti, in cui la sovrapposizione delle voci di tutti i componenti aumenta la sostanza fino ad una irruenza finale psych, rivitalizza la bellezza delle melodie intorno alla sintesi simil-pop su cui sono costruite. Forse, questo loro terzo lavoro non raggiunge la bellezza dell’esordio del 2018: quel Hope Downs in cui l’incedere delle chitarre rasentava l’irresistibile e memorabile ripetitività per un inseguimento lungo strade senza fine, alzando le braccia al cielo. Questo disco è più discontinuo, ma è pur sempre l’immagine positiva di una gioia di vivere, la quale dovrebbe appartenere a tutti noi, soprattutto in questi tempi maledetti, e lasciarsi andare nella sconfinata abbuffata di questi riff non è roba da tutti i giorni, soprattutto in quelle bellissime tracce che non si fermano mai. Voto 7
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Wrong War
Once Upon a Weapon
Concludiamo con un album dal sapore un po’ retrò, in cui la commistione garage-punk portata all’eccesso, s’incunea nelle dinamiche politiche che vogliono denunciare un’attualità ormai vicina al punto di non ritorno. Inoltre, se il mondo del lavoro sta ritornando nelle ossessioni del passato, sembra che tutte le conquiste per cui abbiamo lottato non siano servite a niente. Ecco che la violenza hard-core di questa band dell’Illinois vuole proprio schiaffeggiare ognuno di noi, ormai assuefatti da ogni disillusione. Basta stare seduti: alzatevi e ribellatevi, ogni tanto le barricate servono a qualcosa! Voto 7,5
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Bene, abbiamo terminato il primo giro con un po’ di movimento, ma è soltanto l’inizio. Preparatevi ad altre bevute perché da queste parti non ci si ferma mai…
Salute ragazzi!
il Barman del Club
Carissimo!
Buone cose a te e famiglia, per iniziare.
Ho letto tutto con attenzione e grazie dai sempre delle chiare segnalazioni.
I Fontaines DC mi piacciono moltissimo e ho questo album l’ho comprato praticamente all’uscita. L’ho ascoltato fortemente.
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Bene, mi fa piacere: io li adoro! Speriamo continuino sempre in crescendo…
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Mi piacerebbe vederli in concerto, ma non riesco a far coincidere la mia agenda con la loro
😉
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Cavoli, quando son passati da Milano i biglietti erano già esauriti. Non ci ho neanche provato…. Sarà per un altro anno (!)
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Mi sa di si, magari ci si incontrerà, sarebbe bello!
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Davvero, potremmo metterci d’accordo. A tempo debito…
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enormi i Calexico!
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Concordo…
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Post molto bello e ricco di spunti, complimenti amico mio! 🙂
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Grazie a te: ti servo da bere? 😀
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Con questo caldo ci starebbe proprio bene! 🙂 Anche se non vale nulla rispetto al tuo, anch’io ho sfornato un nuovo post… spero che ti piaccia! 🙂
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Perfetto ti porterò da bere proprio lì…
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Di tutti i dischi elencati avevo ascoltato solo i GGGOLDDD – disco affascinante e terribile, perfetto nel ricreare il senso di angoscia e desolazione di un evento tanto personale – e un po’ i Fontaines Dc, che mi ripropongo di riascoltare per bene. Cercherò anche il resto, sembra tutto molto figo
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Ho cercato di accontentare gusti diversi per generi diversi, e in questo periodo di canicola ci stanno bene …
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Ottime scelte infatti 🙂 e con sto caldo è meglio stare a casa con aria condizionata e musica al massimo
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Concordo… la birra la porto io 😀
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Innanzitutto ben ritrovato. Mancavi.
Ascoltato tutto: I primi sei elencati tutti, in particolare GGGOLDDD, Calexico, Loop, Acid dad, gli altri meno convincenti. In complesso ho passato due belle ore in musica. Grazie e un semplice Mojito che fa troppo caldo.
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Il Mojito è assicurato, anzi, se vuoi puoi anche fare il bis non c’è problema, il ghiaccio è assicurato. Inoltre, il fatto che hai utilizzato due ore della tua giornata per ascoltare bella musica, non può che farmi piacere, la bellezza dei locali serve proprio a questo… Cin cin !
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Un post interessantissimo, colmo di buona musica che ho molto apprezzato, in special modo i Loop e i Calexico. Buon pomeriggio Antonio, Grazia!☺😊🌾🍃🎼
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Grazie a te come sempre di passare a “bere” in questo locale…
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